LE PAROLE CORRETTE PER RACCONTARE LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE

L’affermazione sui femminicidi della giornalista Barbara Palombelli testimonia la cultura patriarcale che soggiace la violenza. Come contrastare tale cultura?

Nelle scorse settimane la dichiarazione della giornalista Barbara Palombelli su rete nazionale riguardo le donne che possono scatenare la violenza che sfocia in femminicidi, ha costretto associazioni, tra cui D.I.re a intervenire rapidamente per smentire le parole della giornalista. Perché è grave fare affermazioni di questo genere per giunta fatte da una donna? Lo abbiamo chiesto all’Avv. Alice Giomi del Centro Antiviolenza della Valdelsa.

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Discorsi di quel tenore, legittimano e implicitamente forniscono la giustificazione agli atti di violenza. Si riconduce il comportamento maschile ad una responsabilità della donna: concetto ontologicamente errato, frutto di una cultura maschilista. Un’affermazione di quel tipo, sottende un ragionamento proprio del patriarcato che ancora dilaga nella nostra società. Si può cambiare soltanto continuando a combattere e condannare simili pensieri, ma ci vorrà tempo”.

Per cambiare la cultura patriarcale che vittimizza due volte le donne è necessaria una comunicazione puntuale a ogni livello, e formazione costante dei professionisti.

I centri Antiviolenza della provincia di Siena in queste settimane stanno partecipando a un corso destinato agli operatori dei centri dal titolo "LE PAROLE PER RACCONTARE LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE E LE PAROLE PER APPLICARE LA CONVENZIONE DI ISTANBUL". Quale scopo si prefigge un corso del genere?

Quello di cambiare la mentalità della cultura nella quale viviamo, sensibilizzare al problema e farlo conoscere alla radice ed in ogni sua sfaccettatura. Per farlo occorre personale formato sulla materia e infatti il corso è tenuto da selezionati professionisti specializzati. La seconda parte del titolo del corso cita non a caso la Convenzione di Istanbul che quest'anno compie 10 anni, un trattato internazionale, ratificato anche dal nostro Stato, che tutela le donne vittime di violenza e pone in campo una serie di strumenti giuridici per attuare tale lotta. La formazione, ribadisco, è fondamentale per aiutare le vittime”.

Un codice culturale errato e dannoso non si può però correggere con saltuarie azioni d’emergenza. Cosa può fare ognun* nella propria quotidianità per contrastare le opinioni insidiose e granitiche sugli stereotipi di genere?

Ogni giorno dobbiamo evidenziare e combattere le opinioni insidiose, non dobbiamo fare finta di niente. Mai.”


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