Discriminazione e violenza sulla donne: a che punto siamo?

 
Che cosa dicono le ricerche? 
Cosa i dati ufficiali? 
Quali sono i diritti delle donne vittime di violenza? 
E dei loro figli? 

A queste e altre domande risponde il Ombra CEDAW elaborato dalla piattaforma italiana CEDAW: Lavori in corsa. Ne riportiamo alcuni estratti per riflettere insieme e saperne di più sui nostri diritti. Se desiderate leggere il rapporto integrale potete cliccare qui → Rapporto Ombra Cedaw 2016/2017

  • La violenza maschile contro le donne in tutte le sue forme è un fenomeno strutturale che continua a essere in Italia ancora molto grave e diffuso. Una donna su tre subisce violenza. Dall’indagine Istat 2015 sono emersi segnali di miglioramento rispetto alla situazione fotografata nel 2006, ma le violenze rilevate si sono manifestate con forme più gravi ed è aumentato il numero di donne che hanno temuto per la propria vita (dal 18,8% del 2006 al 34,5% del 2014). 
  • Nelle aule giudiziarie ancora troppo spesso, come nei mass media, viene invocata la gelosia, il raptus, l’incapacità di intendere e di volere dell’autore di violenza, e si procede con rito abbreviato, senza tenere conto della logica e l’estrema lucidità delinquenziale con cui agisce l’autore di violenza, e il potenziale recidivo che permane.
  • In Italia la violenza maschile contro le donne continua quindi ad avere una forte minimizzazione e giustificazione dei violenti, anche per la narrazione che ne fanno i mass media, pur essendo cresciuta la consapevolezza della gravità e pericolosità del fenomeno. Gli interventi legislativi e le politiche del Governo centrale e regionale sono minate nella loro efficacia perché persiste un sostrato diffuso di pregiudizi e stereotipi discriminatori nei confronti delle donne nella pubblica opinione compresi tra gli operatori che lavorano con le donne che subiscono violenza. Ciò rallenta o addirittura impedisce l’operatività delle disposizioni normative esistenti in materia.
  • I professionisti che operano nelle articolazioni dello Stato, servizi sociali, settore giustizia, forze di polizia etc… troppo spesso scambiano situazioni di violenza con quelle di conflittualità di coppia, con gravi danni nei confronti delle donne costrette a procedimenti di mediazione familiare e in caso di minori ad affidi condivisi, anche quando non desiderati. La sindrome di alienazione genitoriale (PAS), in casi di violenza, ancora oggi viene troppo spesso invocata dagli assistenti sociali e nelle aule giudiziarie dai periti, a discapito dei diritti del minore vittima di violenza assistita e della donna vittima.

 RACCOMANDAZIONI 

  • Prevenire i ‘matrimoni precoci’ e forzati con politiche adeguate ed anche con disposizioni volte ad impedire l’espatrio, inclusive anche per le ragazze Rom; 
  • Riconoscere e potenziare il ruolo dei Centri Antiviolenza e delle Case Rifugio e della loro specificità e competenza, distinguendoli nel rispetto delle caratteristiche indicate dalla Convenzione di Istanbul da altri soggetti del privato fornitori di servizi che non operano secondo un’ottica di genere e garantendo finanziamenti congrui per assicurare una sostenibilità e continuità dell’operato dei Centri Antiviolenza e delle Case Rifugio secondo gli standard internazionali e nazionali sanciti per i diritti umani; 
  • Assicurare il coordinamento delle misure cautelari, precautelari e gli obblighi di protezione adottabili in sede civile e penale producendo un continuo coordinamento tra il Giudice penale ed il Giudice civile anche nel campo dei diritti di visita e custodia dei figli, in modo tale da garantire contestualmente la messa in sicurezza, negando l’affidamento condiviso e/o esclusivo sui figli a favore del genitore autore di violenza e in considerazione della gravità della violenza assistita in sede di determinazione dei diritti di visita del genitore violento; 
  • Vietare per Legge l’uso durante i processi e dagli assistenti sociali della PAS: la ascientificità della cosiddetta sindrome, le evidenze a sostegno della mancanza di presupposti clinici, di validità e di affidabilità scientifica e medico-psicologica, viene rilevata da specialisti e 36 organizzazioni scientifiche internazionali 129 e nazionali;
  • Vietare in caso di violenza e separazione dei genitori di minori la possibilità di autorizzare lo svolgimento di incontri, anche in modalità protette, tra i minori ed il genitore autore di condotte violente. Valorizzare l’importanza che ricoprono le associazioni che lavorano per la prevenzione ed il contrasto alla violenza nell’essere parte civile nei processi, a fianco delle donne vittime di violenza maschile.

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